La Chiesa
Il più antico nucleo dell’attuale Chiesa conventuale di San Francesco all’Immacolata, oggi Monumento Nazionale, dovrebbe risalire al 1300-1318.
Tra la fine del sec. XVI e l’inizio del sec. XVII la chiesa di S. Antonio fu intitolata a S. Francesco d’Assisi e solo recentemente, il 6 dicembre del 1997 il Vescovo di Ragusa Mons. Angelo Rizzo dichiarò la chiesa Santuario mariano diocesano col titolo di Santuario di San Francesco all’Immacolata.
Cenni storici
Dell’antica chiesa, dedicata allora a Sant’Antonino, purtroppo non abbiamo più alcuna traccia: la chiesa dovette essere costruita nei primi anni del XIV secolo, come confermano anche gli studi e i rilievi effettuati dal Pace tra il 1909 e il 1930, durante i lavori di restauro: «vari indizi della fabbrica, assegnano la primitiva chiesa a corpo rettangolare al secolo XIII o XIV». Durante quei lavori diretti dal Pace, sulla parte alta del muro settentrionale emersero due finestre «di un tipo semplicissimo, del sec. XIII, che non può in ogni caso esser posteriore al sec. XIV».
Cappella Mausoleo
I risultati pubblicati dall’archeologo hanno dunque convalidato la tesi secondo cui la parte più antica della chiesa corrisponde al corpo rettangolare, cui dopo il testamento di Pietro Naselli del 1517, venne ad aggiungersi la Cappella Mausoleo ottagonale della famiglia. Di questa chiesetta non conosciamo nulla. Appartengono a questa costruzione, come resti ancora visibili, i muri perimetrali dell’aula rettangolare con le relative finestrelle ad arco ribassato e il portale settentrionale, tipicamente quattrocentesco.
La struttura
La Chiesa di S. Antonio fu annessa al Convento dei Minori Francescani, edificato sotto i Naselli, signori di Comiso, nel 1478 e sempre ad opera dei Naselli, subì importanti lavori di rifacimento nel 1550, che le conferiscono l’aspetto che mantiene ancora oggi nella struttura: la chiesa è orientata e il prospetto è a capanna. Il paramento murario del prospetto è costituito da piccoli conci squadrati a regola d’arte e legati con poca malta cementizia. L’impressione immediata che genera nello spettatore è la ricerca di una semplicità che ha sapore francescano: povera ma essenziale.
Ristrutturazione del 500'
L’ingresso è arricchito da un portale dalla forma semplicissima. Due colonnine affusolate, tipico esempio della moda degli ultimi anni del XV sec. – primi XVI sec. Stringono un largo architrave. Capitelli con foglie d’acanto risentono ancora di modelli gotici. Al di sopra dei capitelli un delicato architrave con lunetta. Al di sopra ancora un oculo con transenne traforato e doppia svasatura.
Portale e oculo sono opera della ristrutturazione cinquecentesca: il portale d’ingresso infatti richiama il portale dell’arco di trionfo posto all’ingresso della cappella mausoleo; l’oculo sulla facciata è uguale a quelli della cupola della cappella. Altre novità apportate dalla ristrutturazione cinquecentesca sono la cappella Naselli a otto punte, le finestre della cappella e della nave e il portale dell’arco di trionfo di accesso alla cappella-mausoleo Naselli.
Altari binati di S. Antonio e Immacolata
1583, i due altari in calcare di Comiso, sono divisi da tre colonnine dagli alti plinti con rosoncino al centro: i due vani rettangolari risultanti formano un dittico ricco ed elegante con macchie di colore. Tela dell’Immacolata Concezione: La tela, di fine Seicento, presenta l’insieme di due schemi tradizionali: il tipo arcaico con la Vergine che guarda in basso circondata dai simboli del sole, della luna, dell’aurora, del tempio, della sorgente, della palma; e il tipo murilliano (pittura barocca spagnola) con la Vergine a mani giunte, con i piedi sulla luna falcata, attorno alla quale si attorciglia il serpente-diavolo.
La Vergine
La Vergine è avvolta in un manto azzurro, da cui spicca la veste bianca, mentre guarda amorosa verso la terra. Sullo sfondo compare Comiso fino alla punta di Camerina sul mare, con alcuni elementi distintivi dell’aspetto urbanistico della cittadina seicentesca: la torre cinquecentesca del castello, le mura di cinta e la chiesa madre con la sua cupola.
S. Antonio
Tela di S. Antonio: Il dipinto, di fine XVII – inizi XVIII sec., presenta S. Antonio in ginocchio su una predella di altare, mentre tiene tra le braccia il bambino Gesù. Davanti a lui un angioletto seduto nella stessa predella sostiene a braccia levate un grande libro su cui si leggono le prime parole del responsorio antoniano: Si quaeris miracula. Accanto più in alto un angelo tiene con la destra il giglio simbolico e con la sinistra si tira pudica ente la veste sul petto. Ai lati Cherubini e Angeli commentano con gesti e con lo sguardo la scena centrale.
Altari S. Francesco e Crocifisso
I due portali sono costituiti da due alte colonne scanalate e ornate da motivi vegetali e con capitelli corinzi, sormontati da un fregio decorato da girari e dal timpano spezzato, ricco di movimento.
Tela di S. Francesco
La tela, realizzata appositamente per la Chiesa di San Francesco di Comiso nel 1613, raffigura San Francesco che riceve le stimmate. Lo schema iconografico deriva da prototipi trecenteschi: il Santo è raffigurato in ginocchio a braccia aperte dentro una fenditura di roccia, aperta all’orizzonte e avente nello sfondo una campagna. A destra in basso, frate Leone, seduto a terra, legge attentamente un testo sacro. In alto il crocefisso, immerso in una mandorla di luce e di colore, nell’incrocio delle due assi ha inserite 4 ali da serafino.
Tela del Crocifisso
La tela presenta il Crocifisso tra S. Corrado e Maria Maddalena. Biagio Pace vi vede influssi del Correggio, evidenti nella Maddalena con il vasetto di profumi sulla destra. Realizzata nella seconda metà del XVII sec., proviene dalla Chiesa dei Filippini.
Altare e statua di S. Rocco
Il portale, a caratteri stilistici manieristici, è realizzato tra la fine del Cinquecento e l’inizio del Seicento, ripete schemi e forme elaborate un secolo prima dalla scuola gaginiana. La decorazione straripante mescola in simbiosi architettura e scultura, forme astratte e figurate. Opera pregevole in calcare locale con il programma iconografico del piano della salvezza. La Statua risale al XVII sec. di gusto spagnolo che presenta ancora tratti originali di policromi nel panneggio e forti ridipinture nel volto appuntito dalla barba a due punte, nelle mani e nella coscia piagata.
Cantoria (dall’ex convento delle Carmelitane)
Opera di stile cinquecentesco anche se risalente alla prima metà del XVII sec. Divisa in nove pannelli uguali separati da piccole lesene scanalate, dentro ognuno dei quali vi è dipinto un canestro di fiori e frutti: nel pannello centrale vi è un fanciullo con uno strumento musicale in mano. Il soffitto è a cassettoni con un fiorone al centro.