Per chi avesse ancora dei dubbi sul valore culturale e sociale del gioco del calcio può guardare quanto accaduto nel piccolo paese di Comiso, grazie alla sinergia che si è creata tra il nostro gruppo composto da bambini e volontari e i ragazzi ospiti in un centro di accoglienza di immigrati situato in periferia.

 

Torre di Canicarao, questo il nome del centro gestito dalla Fondazione S. Giovanni Battista di Ragusa, è abitato da cittadini di origine straniera, troppo spesso presi di mira da parte dei media per le difficoltà di integrazione e le conflittualità sociali. Attraverso il progetto “R-estate insieme – prima scuola interculturale di calcio”, questi giovani ospiti del predetto centro di accoglienza hanno sperimentato la gioia dell’amicizia, del confronto, dello stare insieme nella diversità e hanno vissuto una straordinaria esperienza di solidarietà, che ha dato loro modo di vivere pratiche di convivenza multiculturale.

 

L’iniziativa, promossa dalla nostra Associazione, è stata svolta in collaborazione con la cooperativa Pangea, la Fondazione San Giovanni Battista, la cooperativa Filotea, il Santuario dell’Immacolata di Comiso e con il contributo del Kiwanis club casmeneo. Un programma estivo ricco di attività sportive, di laboratori e di svago che ha arricchito la stagione calda di Comiso. Nell’ambito della scuola calcio sono stati coinvolti i bambini e i giovani stranieri come Babacar, ospite del centro d’accoglienza Sprar “Accoglienza casmenea”. La sua vicenda è utile per smontare i pregiudizi che relegano gli immigrati al ruolo di nullafacenti o di persone pericolose. Babacar è stato scelto per svolgere il ruolo di allenatore di calcio di bambini svantaggiati e di bambini cosiddetti di “seconda generazione”, cioè figli di immigrati nati e cresciuti in suolo italiano.

 

Il progetto si è concluso con un mini torneo di calcio, svoltosi presso il campo di “Cave Grazie” a Comiso, che ha visto la partecipazione di varie squadre tra le quali anche il team guidato da Babacar. Non importa in questa sede sottolineare punteggi e classifiche. È utile soltanto dire che a vincere è stata la bontà di un progetto e la volontà di realizzare reali percorsi di integrazione attraverso il linguaggio universale dello sport. L’entusiasmo dei bambini è stato incontenibile, come quello dei giovani calciatori africani che, nell’offrire le loro lezioni di calcio ai bambini, hanno avuto modo di sentirsi valorizzati e gratificati.

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